OpenSource e Gaming: un connubio impossibile?

Il messaggio di Rich Geldreich, responsabile di diversi progetti Linux legati ad OpenGL oltre che ex dipendente Unity e Microsoft, è arrivato inaspettato:

I gave away crunch, which was a mistake overall. Companies now take it for granted. Think twice before open sourcing your work

Ho dato via crunch, ed alla fine è stato un errore. Ora le aziende lo danno per scontato. Pensateci due volte prima di rendere il vostro lavoro Open Source

Come racconta Phoronix, queste affermazioni hanno scatenato un acceso dibattito.

Crunch è una libreria di compressione e trascodifica sviluppata appunto da Geldreich, ed il fatto che oggi lui si dica pentito di averla “liberata” la dice lunga sullo stato generale di questo tipo di sviluppi. Anche perché, come lo stesso autore ribadisce:

I say this publicly because we’ve been talking to several well-known devs who also open sourced their earlier work and now regret it. I’m not the only one.

Lo dico pubblicamente perché abbiamo parlato con diversi e conosciuti sviluppatori che hanno reso open source i loro precedenti lavori per poi pentirsene. Non sono il solo.

Questo pentimento viene poi motivato attraverso diverse ragioni: chi attribuisce poco valore al prodotto stesso, chi ha cercato di “rubare” l’idea spacciandola per propria e via dicendo (qui i tweet relativi all’argomento).

La questione però rimane: conviene liberare un lavoro che potrebbe essere importante fonte di reddito? Prima di dire “Sì” a prescindere pensate questo: se fosse il vostro lavoro ad essere utilizzato da decine di aziende senza che veniate in alcun modo gratificati o valorizzati?

È certamente lodevole pensare di voler condividere con il mondo il proprio operato contribuendo al progresso generale, ma di ideali… Si campa?

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.

8 risposte a “OpenSource e Gaming: un connubio impossibile?”

  1. Avatar Paolo La Manna
    Paolo La Manna

    Beh secondo me il problema più grande è la retribuzione di questi progetti (che non è nulla di impossibile, infatti se fosse così non esisterebbe nemmeno Red Hat per dire). Tolto questo problema sulla retribuzione si può anche fare un software in ambito videoludico, e renderlo Open Source.

    Tutte le licenze FLOSS vietano l’applicazione di Royalties e tasse in esse, ma non vieta assolutamente il fatto di commercializzare un software o di richiedere la giusta retribuzione per il supporto.
    Secondo me, questo problema può essere arginato creando una licenza creata appositamente per questa evenienza e dalla capacità del soggetto in questione che sviluppa software.

  2. Avatar Simone
    Simone

    Il problema è che Red Hat o Canonical o aziende simili vengono pagate da altre aziende che preferiscono comprare un servizio di assistenza che garantisca che il loro sistema open source e completamente gratuito funzioni sempre bene. Per gli sviluppatori è ben diverso: han dato via del lavoro intellettuale e le aziende che lo sfruttano hanno spesso, nel loro organico, individui che possono gestire quel prodotto, quindi non comprano l’assistenza di chi l’ha creato. Purtroppo il mondo del FOSS è tutt’altro che perfetto, e poco si adatta agli schemi dei liberi mercati.

  3. Avatar Paolo La Manna
    Paolo La Manna

    Quello di Red Hat è un esempio.
    Se una software house sviluppa titoli Open Source, l’utente deve sentirsi libero di pagare e supportare l’autore di quel titolo. O mi sbaglio?

    Il libero mercato non è poi così libero se si specula…

  4. Avatar Simone
    Simone

    Il libero mercato è addirittura troppo libero, e in ogni caso nessuno vieta di supportare uno sviluppatore, anzi. Il problema è proprio una mancanza di educazione in tal senso, da noi la maggior parte delle persone intende “free as a free beer” e non ” free as a free speech”. Quando dico “eh, sarebbe il caso di versare qualcosina, ora che hai provato il tool e hai visto che ci puoi lavorare” mi capita di sentir rispondere “e allora il vantaggio dove sta?”. Quindi il problema, a mio avviso, parte ancora dalla base, dall’educazione al rispetto degli altri e del loro lavoro.

  5. Avatar Paolo La Manna
    Paolo La Manna

    Il mercato libero in realtà non è poi così “libero” se si specula sulle persone. Libertà è quando non negli la libertà e dignità altri, libertà è anche partecipazione. Se si fa il contrario, vuol dire proprio che non è libertà.

    Quello che dici è un fatto puramente culturale, che a volte è frequente nel lato peggiore dell’ italiano medio più che nel resto del mondo (che io sappia).
    Sono perché non è ammesso applicare Royalties e tasse nelle licenze FLOSS, non vuol dire assolutamente che sia “Gratis”.
    Certo, che tu non abbia una carta di credito o un altro sistema di pagamento si può anche capire, ma se così non fosse, cambia tutto.
    È questione di mentalità e cultura, nient’ altro che quello..

  6. Avatar Simone
    Simone

    Mi spiace, ma purtroppo quando parli di “mercato”, i liberisti sono proprio quelli che credono nel darwinismo: il più forte sopravvive e soppianta i più deboli. Come non esiste il concetto di giustizia in natura, non esiste nemmeno nei piani degli ultraliberisti (almeno finché non tocca a loro subire).
    Per quel che mi riguarda, peraltro, pago i sw che uso per lavoro perché mi interessa (e conviene) che lo sviluppo sia portato avanti, quindi per me non è una scelta economica ma tecnica ed etica quella di usare Linux invece che Windows, Libreoffice invece che Office e così via. Per lo meno quando i contratti mi consentono questa libertà, visto che certe aziende ti impongono di dotarti di determinati strumenti, a volte.

  7. Avatar Paolo La Manna
    Paolo La Manna

    Il neoliberismo ha poco a che fare con Darwin. Tra l’altro se stiamo in crisi è proprio perché non ci sono regole nel mercato finanziario globale, quindi non è affatto “Libertà”.

    Ti ripropongo la domanda di prima: Se una software house sviluppa titoli Open Source fatti benissimo, tu che faresti?

  8. Avatar Simone
    Simone

    Io li premierei PAGANDO i loro titoli, ma perché io mi impongo un’etica di equità e di riconoscimento del valore. Cosa che nel libero mercato non è obbligatorio proprio in quanto libero: vince il più forte, qualunque sia la strategia, purché rispetti la legge.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *