Saturday’s Talks: Imparare ad imparare è possibile?

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Di nuovo sabato, di nuovo la fantastica (?) rubrica  #SaturdaysTalks che si occupa di trattare temi inconsueti (?) su cui si può spendere del tempo (?) perché c’è il week-end ad aspettarci!

Tema del giorno “Imparare ad imparare“. Tema caro al portale che, nato col motto “Niente è impossibile da imparare se lo spieghi bene”, cosa di cui siamo ancora profondamente tutti convinti (vero?). Poi però c’è Julia Evans, che ha questo straordinario modo di spiegare le cose, utilizzando disegni che cercano di districare la conoscenza dai temi più complessi.

Ora, se una così scrive un articolo intitolato “How to teach yourself hard things“, io la leggo, perché mi fido. E, nella sostanza, il suo articolo suggerisce il corretto approccio per “imparare ad imparare”:

  1. Identificare cosa non capisci
  2. Fidarsi delle proprie conoscenze
  3. Fare domande
  4. Fare ricerche

La classifica, se vogliamo chiamarla così, cita le voci in ordine di importanza, quindi al primo posto per imparare ad imparare bisogna capire cosa non capisci. Non è una gara ai giochi di parole, e se ci si pensa è proprio vero: l’avanzamento della propria conoscenza passa unicamente dal saper colmare i gap nelle cose che si conoscono. Poi il resto, fidarsi delle conoscenze, ma se queste sono lacunose che tipo di fiducia ci può essere? E via con le altre due voci, alle quali aggiungerei sperimentare, magari includendola nel punto 4.

Voilà.

Semplicissimo.

E sono molte le chicche incluse nell’articolo, come il fatto che riconoscere di essere confusi significa che stiamo imparando qualcosa che può essere chiarito secondo una semplice sequenza:

  1. Realizzare di essere confusi
  2. Identificare la tematica confusa
  3. Arrivare dalla confusione a domande concrete
  4. Chiedere a qualcuno o effettuare ricerche per ottenere le risposte

Voilà.

Semplicissimo (di nuovo).

Avete idee del perché tutto questo non funzioni quasi mai? 🙂

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.

Una risposta a “Saturday’s Talks: Imparare ad imparare è possibile?”

  1. Avatar Kim ALLAMANDOLA

    Forse perché il mondo reale non è meccanicistico e semplice/semplificabile come vorrebbero spacciarlo nel mondo anglofono dove si tende a pensare che “il modello” sia “la realtà” e al massimo quest’ultima sia una imperfetta istanza del modello.

    Oggi si corre, si considera un vanto far presto, talvolta lo è ma spesso impedisce di apprezzare e comprendere veramente qualcosa e si finisce in una società di colti ignoranti che riassumono perfettamente la famosa frase di Einstein: “la teoria è quando si sa tutto e niente funziona. La pratica è quando tutto funziona e nessuno sa il perché” e si finisce nella conclusione ovvero: “abbiamo messo insieme la teoria e la pratica: non c’è niente che funzioni e nessuno sa il perché”.

    Sul discorso disegni: la nostra cultura è prevalentemente testo-centrica, dai testi più “alti” ai giornali sportivi, dagli sms ai saggi celebri, si è sviluppata così per secoli perché abbiamo imparato a diffondere informazione testuale con mezzi efficienti, da Gutenberg al telegrafo all’email. La diffusione di immagini e video, la mera fotografia e cinematografia sono recenti, la produzione “facile”/”automatica” di disegni, video ecc è ancora assai carente e nessuna di queste è realmente integrata in un metodo ontologico.

    Forse in questo senso stiamo muovendo ora e MALE, per vizi commerciali, difetto di conoscenza degli strumenti necessari a creare e manipolare contenuti non testuali da parti “dei docenti” e difficoltà stesse di produzione di questi contenuti anche per “chi sa come fare”.

    Prenderei come esempio la serie di video “dancing $nomeAlgDiSorting” di vari autori della Sapientia University (Youtube), spiegano benissimo e fanno capire meglio del 99% dei testi introduttivi di programmazione come funzionano questi algoritmi e fanno capire benissimo le performance degli stessi. Ma sono “soli” manca un “corso danzato di programmazione”. Sui disegni lo stesso, ci sono vignette di XKcd, come quella sulle password (936), di un’efficacia spaventosa però di nuovo sono “singoli esempi”, diciamo che non abbiamo soluzioni Turing-complete che non siano testo.

    Anche sull’imparare non sono molto d’accordo: il primo meccanismo è curiosità e necessità: non importa quanto ben veicolato sia un messaggio se non è di interesse coglierlo. Allo studente come all’adulto non interesserà UN TUBAZZO di niente se non si crea l’interesse o si mostra come soddisfa un bisogno.

    La diversità è una ricchezza, se tutti fossimo uguali, apprendessimo allo stesso modo, fossimo assimilabili a software, non andremmo che allo sfascio. Il mondo non esiste per esser perfetto ma per essere un continuo divenire e così deve funziona l’apprendimento tenendo sempre presente l’in medio stat virtus.

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