Come sta realmente (e fiscalmente) Canonical?

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Chiariamo subito, MiaMammaUsaLinux.org non si è trasformato in un portale di finanza, ma chiunque ha a che fare con il mondo Linux ed open-source nell’ultimo periodo si è trovato a far due conti sul mercato.

Già, perché dopo l’ormai famosa (ed ormai passata anche alla storia) acquisizione multi miliardaria di Red Hat da parte di IBM tutti si sono interrogati su quale fosse il futuro dei competitor, se cioè assisteremo nel breve a nuove acquisizioni che coinvolgeranno altre grandi aziende del mondo Linux.

Vien da sé che la prima azienda ad essere interpellata in seguito all’acquisizione sia stata Canonical, casa di Ubuntu, che per bocca del suo CEO Mark Shuttleworth ha subito dichiarato come al momento questa non sia in vendita.

Abbiamo sempre detto, ed è un dato oggettivo, come i rapporti di forza tra Red Hat e Canonical siano molto diversi. La prima presenta un fatturato di quasi 3 miliardi di dollari, mentre la seconda si attesta poco oltre i cento milioni di dollari, perciò sulla carta, non c’è storia.

Ma come sta realmente Canonical? Lo ha chiesto Steven J. Vaughan-Nichols di ZDNet direttamente a Shuttleworth, traendo poi le debite conclusioni in questo articolo.

Ecco alcuni dati che emergono: Canonical, visionati gli ultimi dati disponibili, ha fatturato 110 milioni di dollari con un profitto netto di 6,2 milioni (contro i 259 milioni di Red Hat). Il dato che incuriosisce è che l’anno precedente (2017) il fatturato è stato più alto, quindi in questo senso le cose sono peggiorate, ma nel frattempo è avvenuta anche una compensazione in termini di staff (che è stato ridotto di 120 lavoratori).

Fa riflettere il dato sulla popolarità: Ubuntu rimane la distribuzione più diffusa e utilizzata negli ambienti cloud. E allora perché c’è tutta questa differenza? La ragione è chiara:

Ubuntu is much cheaper than RHEL.

Ubuntu costa meno di RHEL

Shuttleworth ad ogni modo pare essere convinto sulla sua linea di non vendere (ancora) Canonical, sebbene stia preparando il terreno per il naturale completamento del suo percorso.

Sarà il 2019 l’anno in cui assisteremo alla vendita dell’azienda casa di Ubuntu? Staremo a vedere!

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.

3 risposte a “Come sta realmente (e fiscalmente) Canonical?”

  1. Avatar Eudora
    Eudora

    RH forse non è mai andata a genio ai puristi del software libero, ma è stata pressoché l’unica società del settore in grado di ritagliarsi uno spazio ben preciso. Altri progetti come Mandrake o Suse sono stati più ondivaghi sbilanciandosi molto sul lato desktop, una scelta che non ha pagato. Forse la stessa Canonical non è riuscita finora a focalizzare Ubuntu attorno ad un obiettivo preciso.

  2. Avatar Erlembaldo
    Erlembaldo

    Sono d’accordo su tutto. Io stesso, dopo l’acquisizione di Red Hat, ho abbandonato Fedora e sono tornato a Debian e derivate… chiamatemi purista, ma non ho resistito.

    Shuttleworth ha sempre voluto fare il passo più lungo della gamba, aprendo cinquantamila progetti e non portandone a termine mezzo. Il personaggio stesso, a partire dalle imprese, dagli interventi e dalle dichiarazioni, sembra più esperto in consulenza di immagine che in attività imprenditoriali. Io non sono un esperto, anzi, tutt’altro, ma ho sempre pensato che il rapporto Red Hat-Fedora avrebbe potuto essere meglio studiato per applicarlo al rapporto Debian-Ubuntu. Ovviamente, Canonical e Red Hat sono due aziende con portata differente… ma una strategia giusta avrebbe potuto dare a Ubuntu un peso non dico maggiore, ma sicuramente diverso nel mondo Linux.

    Per esperienza personale, posso dire di essere debitore nei confronti di Ubuntu, perché non mi ha fatto fuggire dal mondo Linux (quando ho iniziato, ho iniziato con l’unica distribuzione che mi permetteva la resurrezione di un vecchio PC con 64 MB di RAM, cioè Puppy Linux… e ancora era basato su Slackware!)… tuttavia, quante speranze accese… e quante spente nel giro di pochi mesi!

  3. Avatar carlo coppa
    carlo coppa

    SUSE Linux è stata venduta recentemente a EQT per 2,5 miliardi, non proprio poca roba….e a me risulta abiano sopratutto negli ultimi anni aumentato non di poco il loro volume di affari, una crescita che sta continuando. Red Hat e SUSE da sempre sono le due distribuzioni che nel settore enterprise hanno lavorato meglio. Sono otto anni che sono in crescita e contribuiscono al progetto openSUSE.

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