ZFS sarà un’opzione (sperimentale) per l’installer di Ubuntu

5

Di quanto Canonical sia al lavoro per integrare ZFS nella sua offerta abbiamo già parlato, nonostante possibili problemi legali/di licenze. Ma anche di quanto lavoro ci sia ancora da fare abbiamo già reso conto.
Sembra tuttavia si sia sempre più vicini ad una prova sul campo già con la versione 19.10 di Ubuntu, in vista forse di una integrazione definitiva con la prossima LTS, la 20.04.

Tra le cose da fare elencate nel progetto per l’integrazione, è comparsa una scheda che recita:

[Installer] Integration option
– Experimental features option in isolinux
– Propose ZFS option in the installer if experimental features is enabled
– Create pools, datasets for / and users
– Domestic factory reset option
– Curtin: using latest version doesn’t work (as we have to override -o version=)

[Programma di installazione] Opzioni di integrazione
– Opzione sperimentale di funzionalità in isolinux
– Proporre l’opzione ZFS nel programma di installazione se la funzionalità è abilitata
– Creare pool, dataset per / [la partizione di root, N.d.T] e gli utenti
– Reset delle opzioni di fabbrica locali
– Curtin: l’uso dell’ultima versione non funziona (siccome abbiamo da reimpostare -o version=)

Sembra quindi ufficiale che nella prossima incarnazione di Ubuntu sarà possibile, sebbene in via solo sperimentale, usare ZFS fin dall’installazione.

Facciamo notare l’ultimo punto, che è tecnico ma indica un dettaglio importante: Curtin è un componente del programma di installazione testuale rinnovato con Ubuntu 18.04 (Subiquity), e che non è usato da quello grafico attuale.
Questo potrebbe indicare che ZFS, proprio perché considerato sperimentale, sarà disponibile solo con installazioni avanzate e non per l’utente medio. Almeno finché non sarà completato Ubiquity NG, ovvero il nuovo installer grafico che userà Curtin, e che è atteso non prima di Ubuntu 20.04.

La scelta di limitare ai curiosi l’uso di ZFS ha senso, in quanto chi crede di avere necessità di quel filesystem è di norma un utente esperto, e non l’utente medio. Ma d’altro canto, una delle cose che ci piace tanto dell’opensource, è la possibilità di chiunque ad avvicinarsi a qualsiasi tecnologia: questo ostacolo sarà piccolo, ma fuori luogo. Vogliamo credere che rimarrà solo per il periodo di sperimentazione.

Noi, che vi conosciamo bene, siamo intanto pronti a fare una scommessa: non vedete l’ora di installare Ubuntu con ZFS! Come noi, del resto! 😉

Ho coltivato la mia passione per l’informatica fin da bambino, coi primi programmi BASIC. In età adulta mi sono avvicinato a Linux ed alla programmazione C, per poi interessarmi di reti. Infine, il mio hobby è diventato anche il mio lavoro.
Per me il modo migliore di imparare è fare, e per questo devo utilizzare le tecnologie che ritengo interessanti; a questo scopo, il mondo opensource offre gli strumenti perfetti.

5 risposte a “ZFS sarà un’opzione (sperimentale) per l’installer di Ubuntu”

  1. Avatar Viktor Kopetki
    Viktor Kopetki

    quali sono i FS che permettono gli snapshot? BTRFS mi pare interessante ma praticamente non se lo fila nessuno a parte SUSE.

  2. Avatar Marco Bonfiglio
    Marco Bonfiglio

    Sì, BTRFS fa snapshot, come ZFS. XFS sta lavorando per integrarle.
    Forse l’esigenza è poco sentita perché *quasi sempre* non si lavora direttamente sui dischi, ma su volumi logici di LVM, che da parecchio tempo supporta le snapshot, indipendentemente dal filesystem.

  3. Avatar Viktor Kopetki
    Viktor Kopetki

    quindi mi converrebbe continuare ad usare ext4, ma dentro un volume LVM, e far fare snapshot a lui. però se dopo un casino il sistema non riparte, da una live riesco a ripristinare facilmente un punto precedente?
    grazie

  4. Avatar Marco Bonfiglio
    Marco Bonfiglio

    Il vantaggio principale di avere la gestione delle snapshot direttamente nel filesystem sta nel poterle usare senza strumenti terzi. L’esempio più usato è l’update del sistema operativo, per cui si fa una snapshot e si riavvia: se tutto va bene si cancella la snapshot, altrimenti – con poco sforzo, spesso una voce in GRUB apposta – si riavvia usando la snapshot, e cancellando le modifiche successive (l’aggiornamento).
    LVM rimane uno strumento in più, per quanto sia considerato praticamente standard in qualsiasi distribuzione; quindi sì, dovrebbe essere abbastanza sicuro che si possa ripristinare una snapshot LVM usando un disco live.
    Il concetto di “convenienza” è relativo, e vanno valutati anche i limiti che le tecniche coinvolte possono avere.
    Personalmente non ho mai usato le snapshot (non mi sono mai servite), e men che meno di LVM, ma so che fare la snapshot di una partizione di sistema (ovvero la root) con LVM non è facile (per quanto non impossibile: richiede solo un po’ di preparazione; la wiki di Arch Linux rimane un buon punto da cui trarre esempi), mentre con Btrfs è normale, tanto che openSUSE ne fa una in automatico ad ogni update. Il “conviene”, quindi, dipende dalle tue esigenze particolari. 🙂

  5. Avatar Noah Kierkegaard
    Noah Kierkegaard

    ma l’integrazione di cui si parla è riferita ad OpenZFS ?
    Faccio questa domanda perché uso OpenZFS (non su sistemi di produzione) da diverso tempo ed onestamente come “progetto” non mi sembra in uno stato così disastroso.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *