Il governo della Corea del Sud ha iniziato poco meno di un anno fa la migrazione dei suoi sistemi a Linux, complice il termine del supporto Microsoft a Windows 7, in End Of Life a gennaio 2020.
L’operazione era partita dai computer del ROK Army, l’esercito, migrati a Gureum OS, distribuzione basata su Debian e sviluppata poi internamente dall’Istituto Nazionale coreano per la Sicurezza.
Con la recente fine del supporto (gratuito) a Windows 7, la Corea del Sud non sembra intenzionata a versare un solo centesimo extra a Microsoft e continua con il suo massiccio investimento (che, ricordiamo, è di circa 650 milioni di dollari) per la “conversione” al Pinguino.
Al momento il Ministero del Difesa Nazionale e la Polizia Nazionale utilizzano Harmonica OS 3.0, distro basata su Ubuntu 18.04 LTS travestita da Linux Mint: Cinnamon 4.2 e le applicazioni di default di quest’ultima. Inoltre include anche diversi programmi creati ad-hoc, come il browser, Naver Whale.
Anche il sistema Postale Nazionale ha il suo sistema operativo, TMaxOS, una distribuzione che ha avuto qualche problema con il licensing (qui l’articolo di riferimento, su ZDNet Korea), visto che al momento del rilascio, mancavano i riferimenti al software open-source utilizzati ed alle relative licenze. Inoltre TMaxOS ha anche un’interfaccia tutta sua, con il suo browser basato su Chromium, ToGate.
Sganciarsi totalmente da Windows su un’infrastruttura simile non è cosa da poco e, molto spesso e lo sappiamo bene, quasi impossibile. Il sistema operativo di Redmond infatti verrà utilizzato ancora nei computer sulle intranet governative, mentre tutto quello che verrà esposto su Internet si affiderà a Linux.
Se la Corea del Sud dovesse riuscire effettivamente ad attenersi a quanto detto, questa sarebbe la più grande migrazione effettuata finora, con ben 3.3 milioni di computer passati a Linux.
Affascinata sin da piccola dai computer (anche se al massimo avevo un cluster di Mio Caro Diario), sono un’opensourcer per caso, da quando sono incappata in Mandrake. Legacy dentro. Se state leggendo un articolo amarcord, probabilmente l’ho scritto io.
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