Il disservizio sui BGP è solo l’ultimo dei problemi di Facebook, la vera sfida è al Senato

Di quanto successo nella giornata di lunedì 4 ottobre 2021 a Facebook, proverbiale lunedì nero, avrete già letto. Il lungo, lunghissimo disservizio è stato innescato da una singola modifica sul BGP, il Border Gateway Protocol, la componente che permette di indirizzare le rotte in maniera autonoma in base a determinati fattori (path, network policies e rule-sets).

Un classico esempio di sassolino che provoca una frana. Diventando infatti inaccessibili i DNS che Facebook gestisce in autonomia per i propri servizi, il castello di carte è collassato su se stesso. Le restrittive politiche di accesso ai datacenter, vuoi per la sicurezza, vuoi per i protocolli COVID, hanno fatto il resto. Ora che i servizi sono stati ripristinati l’azienda di Zuckerberg aveva perso, si stima, 6 miliardi di dollari.

Ora, si potrebbe analizzare la cosa dal punto di vista tecnico, come possa non esistere una tutela, un failsafe, qualcosa che impedisca ad una modifica di far collassare una rete mondiale. Si potrebbe analizzare la fragilità di internet per come la conosciamo. Si potrebbe addirittura sindacare su come l’economia attuale si regga su giganti di carta. Si potrebbero fare tutte queste analisi, e ne varrà sicuramente la pena, ma l’attenzione su questi aspetti non deve distogliere lo sguardo da quello che sta accadendo al senato americano, con la testimonianza di Frances Haugen, ex manager di Facebook, che urla al mondo di intervenire per limitare l’operato dell’azienda nata come un archivio di foto del college:

Quando il governo si è reso conto che il fumo è nocivo per la salute è intervenuto. Quando è stato chiaro che le cinture di sicurezza salvano vite umane il governo ha obbligato l’industria dell’auto ad adottarle. Quando si è visto che i farmaci oppioidi creano dipendenza la politica è intervenuta. Vi supplico di farlo anche ora davanti ai danni sociali provocati da Facebook

Ora, fossimo complottisti potremmo pensare che il disservizio sia stato innescato volutamente per oscurare questa vicenda, ma la sostanza del discorso non cambia: se stiamo pensando che il problema attuale siano il BGP e l’inaccessibilità dei DNS, siamo fuori strada.

Certo, tecnicamente il (semi) monopolio delle reti sociali detenuto dal gruppo Facebook comporta che se cade Whatsapp allora “c’è giù internet”, ma il problema, oscurato dal disservizio di questi giorni, è a monte.

I 3,5 miliardi di utenti delle piattaforme del gruppo Facebook secondo le accuse sono condizionati nel vissuto quotidiano, nella politica, nella struttura del commercio con un preciso piano e senza alcuna remora. L’ex manager Haugen ha portato prove per sostenere le sue accuse e sarà interessante vedere come si concluderà l’indagine.

Da osservatori di tematiche tecnologiche, e sappiamo quanto Facebook impatti anche l’open-source (membro platinum della Linux Foundation), seguiremo con attenzione l’evolversi di questa indagine, perché se è vero che gli aspetti tecnici interessano le nostre giornate lavorative, quelli morali interessano le nostre vite.

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.

4 risposte a “Il disservizio sui BGP è solo l’ultimo dei problemi di Facebook, la vera sfida è al Senato”

  1. Avatar Qfwfq
    Qfwfq

    Le fabbriche hanno continuato a produrre, gli ospedali a curare, gli aerei a volare ecc. Sono state bloccate solamente alcune funzioni produttive legate al marketing e poco più, il blocco è stato nelle attività ricreative (se poi qualcuno spippola in FB durante l’orario di lavoro è semmai un problema del suo datore di lavoro). Non la farei così grande sul blocco dell’internet.

  2. Avatar Raoul Scarazzini

    Sei miliardi di dollari di perdite. Miliardi eh, non milioni. E non si parla di patrimonio personale di Zuckerberg, ma di tutto l’indotto che gira intorno all’universo Facebook, non la farei così grande, ma neanche così piccola.
    Sul detox forzato dai servizi di messaging sono assolutamente d’accordo, anzi, dio lo benedica.

  3. Avatar michele
    michele

    Non credo sia stato un problema solo italiano, ma anche dall’altra parte del pianeta dove non si stava lavorando

  4. Avatar Rickyx
    Rickyx

    Saranno sei miliardi in quel giorno, con un rimbalzo il 5.
    L’evoluzione mi pare in linea con il calo dell’ultimo mese:
    https://www.nasdaq.com/market-activity/stocks/fb

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