Da quando sono usciti i nuovi processori Apple M1, e soprattutto i fenomenali benchmark che li hanno accompagnati, la community Linux ha sperato nel vedere non solo il proprio sistema riuscire a girare su quell’hardware (stiamo parlando di architetture ARM64), ma di poterlo sfruttare appieno.
Certo, è notizia dell’anno scorso che il cuore del nostro amato pinguino avrebbe supportato quell’architettura, ma ancora non si sapeva bene quanto supporto ci sarebbe stato con il resto dell’hardware. Alla fine lo sappiamo bene, seppur parta da un cuore open-source anche Apple, non è un’azienda particolarmente famosa per la sua apertura. Inoltre, essendo macchine più probabilmente acquistate da un’utenza più consumer, avere una distro nel vero senso della parola, fatta e finita, pronta all’uso, è un metodo per attirare utenti verso il sistema open per antonomasia.
Da Giugno dell’anno scorso però è nato l’Asahi Linux Project, con l’utento di portare un’esperienza Linux completa anche sui Mac basati su quella tecnologia. E, udite udite, è notizia di questi giorni che la versione Alpha è disponibile per tutti!
Attualmente supporta le macchine con chip M1, M1 Pro e M1 Max (ad esclusione dell’appena rilasciato Mac Studio), e parecchio spazio per l’installazione, circa 53GB. Certo, non tutto è realmente necessario (la distro di per se ne richiede 15), ma considerando quando è esoso macOS in termini di spazio per gestire gli update, stare intorno alla 60ina di GB liberi prima di iniziare ad installarlo male non fa.
Per quanto riguarda l’hardware siamo a buon punto, anche se alcuni elementi chiave non sono ancora supportati. Al momento abbiamo funzionante:
- Wi-Fi
- USB2 su porte Thunderbolt e USB3 solo su porte Type A (sul MacMini, per intenderci)
- Schermo (ma dovete fare a meno della GPU al momento)
- Tastiera e touchpad
- Ethernet (sui modelli desktop)
- Alcuni sensori (come il controllo della carica batteria e lo switch del lid)
Tra i grandi assenti troviamo:
- USB3
- Gli speaker
- Bluetooth
- Lo sleep
- Touch Bar
- La webcam
Insomma, funziona, a volte si incastra il wifi e bisogna spegnerlo e riaccenderlo (soluzione ufficiale) e non possiamo sentire la musica o fare una videoconferenza, però è un inizio. Se consideriamo che si tratta della prima Alpha, potremmo dire che è un buon inizio.
Se volete provarla è disponibile la documentazione nel post di annuncio, ma preparatevi ad avere a che fare con un sistema su cui alcune applicazioni al momento non sono ancora disponibili, due esempi tra “i giganti” sono Chromium e qualsiasi cosa usi la syscall jemalloc (ad esempio Rust).
Che dite? Siete pronti a provarla?
Utente Linux/Unix da più di 20 anni, cerco sempre di condividere il mio know-how; occasionalmente, litigo con lo sviluppatore di Postfix e risolvo piccoli bug in GNOME. Adoro tutto ciò che può essere automatizzato e reso dinamico, l’HA e l’universo container. Autore dal 2011, provo a condividere quei piccoli tips&tricks che migliorano il lavoro e la giornata.
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