Docker cancella Free Teams, impone agli utenti di pagare una subscription, ma poi si scusa, tardi, e male

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Di comunicazioni fatte male è piena la storia dell’informatica, e non solo quella. Con una mail sbagliata si rischia grosso e più è grossa l’azienda che compie l’errore, più il rischio che questo si rifletta sul business diventa alto.

Protagonista della vicenda che stiamo raccontando è l’azienda Docker, che da tempo ha impostato una strategia per così dire conservativa nei confronti del proprio business. Vi ricorderete quando abbiamo parlato del futuro della tecnologia e di Docker Desktop su Linux, per cui il CEO dell’azienda aveva detto che non avrebbero più distribuito tecnologia gratuitamente o prima ancora di quanto la stessa azienda aveva introdotto limiti di banda in Docker Hub.

Sulla scia di tutte queste azioni ed in linea con la strategia aziendale ecco che lo scorso 15 marzo è stata annunciato dall’azienda la chiusura imminente degli account “Free Teams”, con l’invito per i proprietari a passare ad una subscription a pagamento per non vedere cancellati i propri repository.

Come racconta DevClass, i toni della comunicazioni sono stati da subito decisamente poco concilianti e molto perentori, tanto da far storcere il naso a diversi addetti ai lavori i quali, pur rispettando le strategie aziendali, hanno fatto notare come sia poco professionale porsi nella posizione assunta dall’azienda.

Le voci devono essere arrivate alle sfere di Docker, tanto che qualcuno ha preferito correre subito ai ripari, andando a pubblicare un vero e proprio mea culpa pregno di scuse per i toni, ma che, nella sostanza nulla toglie a quanto succederà: se non si migra o si passa ad un account a pagamento, i contenuti verranno cancellati.

Ne ha parlato anche The Register nell’articolo Free-Teams-gate: Docker apologizes for shooting itself in the foot e sono in molti tra gli sviluppatori di progetti open-source a chiedersi cosa convenga fare, anche perché lo ripetiamo: scuse per i toni sì, cambi di strategia no.

I numeri del resto danno ragione all’azienda, con le sue tre subscription Pro ($60/anno), Team ($300/minimo un anno) e Business ($1440/minimo un anno) Docker è riuscita a risollevare la propria situazione economica in maniera consistente, tanto da chiudere lo scorso anno il successo finanziario che ha portato ad introiti ed investimenti esterni (si parla di 2.1 miliardi di dollari).

Insomma, le scuse son le scuse e non costano niente, ma business is business!

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
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