Dopo il recente annuncio da parte di Docker Inc., l’azienda responsabile dello sviluppo di Docker recentemente acquisita da Mirantis, relativo all’introduzione di limiti nella banda disponibile per il Docker Hub, cioè il registry principale a cui sostanzialmente il mondo fa riferimento, AWS ha pensato di correre ai ripari.
Non è difficile immaginare come nella maggioranza dei casi chi lancia un’applicazione oggi in realtà sta lanciando un container. Il nuovo paradigma delle applicazioni è quello e non si scappa. Vien da sé come le richieste verso il Docker Hub siano, lo possiamo di nuovo immaginare, al quanto consistenti, tanto appunto da spingere Docker (quindi implicitamente Mirantis), a partire dal 2 novembre 2020, ad introdurre il codice di risposta 429, che a console apparirà nella forma di questo messaggio:
You have reached your pull rate limit. You may increase the limit by authenticating and upgrading: https://www.docker.com/increase-rate-limits
Hai raggiunto il limite dei tuoi pull. Puoi incrementarlo autenticandoti e aggiornando: https://www.docker.com/increase-rate-limits
Nella sostanza quindi il limite si applica principalmente ai pull selvaggi, compiuti cioè da utenze non autenticate, dal Docker Hub, ma è indubbio che la questione per qualcuno possa essere una noia.
Devono essersene resi conto (è chiaramente un eufemismo) anche i responsabili degli Amazon Web Services i quali, avendo letto la notizia sopra citata, hanno proposto ai propri utenti due soluzioni possibili: la prima è quella di autenticarsi e nel caso di iniziare a pagare una sottoscrizione a Docker Hub, la seconda di iniziare a far puntare i propri Dockerfile ad immagine comprensive di indirizzi, in modo che queste vengano “pescate” da Hub alternativi, come ad esempio il container registry nativo Amazon Elastic Container Registry (ECR).
Ma non finisce qui, perché in questo recente annuncio, Amazon ha annunciato l’arrivo di un nuovo container registry pubblico che consentirà agli sviluppatori di condividere ed effettuare i deploy delle immagini pubblicamente.
Non più quindi qualcosa di limitato al mondo AWS come ECR, ma un servizio pubblico con un nuovo indirizzo, che sarà utilizzabile da tutti:
Anyone (with or without an AWS account) will be able to browse and pull containerized software for use in their own applications.
Chiunque (con o senza un account AWS) sarà in grado di consultare e fare pull di software containerizzato da usare con le proprie applicazioni
I clienti attuali di Amazon potranno condividere le proprie immagini su uno storage mensile di 50GB (i successivi andranno a costo, come da prassi su AWS), mentre chi caricherà in forma anonima le immagini avrà 500GB di banda disponibile ogni mese, superata la quale ci si dovrà registrare con un account AWS.
Insomma, confermando il proprio modello di business AWS si candida a diventare il prossimo Docker Hub, risolvendo quello che per gli utenti potrebbe essere un problema. Con cosa? Semplice, con un prodotto.
Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.
Lascia un commento