Pardus, una distro Linux turca che potrebbe essere di ispirazione per la UE nel creare EuroLinux

Tutte le volte che abbiamo trattato il tema della Digital Sovereignty ci siamo sempre stupiti di come della tanto agognata sovranità digitale i vari governi europei si siano accorti solo ora. Dopo decenni passati ad erogare i propri servizi ovunque, complice il clima da guerra fredda (ma anche calda) che si respira ovunque, ogni stato ha incominciato a chiedersi se e come sia possibile rientrare in possesso dei propri dati.

La questione è chiaramente ampia, e tocca temi come i servizi di supporto – ricorderete quando a novembre abbiamo parlato di come anche Red Hat, dopo SUSE, implementerà un supporto europeo – ed anche questioni relative al dove e come sono erogati i servizi. Ne è addirittura scaturita una classifica in cui l’Italia non è messa bene.

Dopo aver letto l’articolo di FOSS Force a proposito della distribuzione turca Pardus, un nuovo elemento relativo al tema sovranità digitale si pone alla nostra attenzione insieme agli altri citati: dovrebbe esistere una distribuzione Linux europea? In altre parole, avrebbe senso che l’UE creasse EuroLinux?

L’articolo parte dalla distribuzione Pardus che, a dispetto di quel che potrebbe sembrare (alzi la mano chi l’aveva già sentita), è in circolazione da un paio di decenni. È stata creata in Turchia nel 2003, l’anno in cui il consiglio di Monaco aveva per la prima volta votato di migrare a Linux, utilizzando la distribuzione LiMux, iniziando un tira e molla che ancora non si è risolto.

Pardus era inizialmente basata su Gentoo (scelta coraggiosa!) per spostarsi nel tempo verso Debian, divenendone una derivata, compiendo così una scelta che ha ridotto sensibilmente il peso di mantenimento e l’ha aperta a tutte le prospettive che tutte le derivate Debian hanno (qualcuno ha detto Ubuntu?).

Ora, l’articolo parla chiaro: è questo un esempio che l’Unione Europea dovrebbe seguire?

Soprattutto, nell’ottica della digital sovereignty, è davvero di una nuova, ennesima, derivata di Debian che il mondo europeo ha bisogno?

Forse, sì.

A favore di una scelta simile c’è sicuramente il tratto distintivo che darebbe alle pubbliche amministrazioni il fatto di utilizzare una distribuzione che rispetta uno standard deciso centralmente, a livello continentale, e che si adegua ai principi fondanti dell’Unione.

Sarebbe decisamente possibile, basterebbe sponsorizzare un team di sviluppatori, sulla falsariga di quello che fa il Sovereign Tech Fund tedesco, che lavori negli interessi della comunità europea.

Potrebbe essere interessante veder partire un progetto simile, tenendo bene i piedi per terra però: in Turchia, la distribuzione Pardus non è usata ovunque nel settore pubblico, e sono vent’anni che è in giro… Quindi sì, comunque sia saremmo (e forse siamo) già in ritardo.

Però come si dice, meglio tardi che mai.

Cosa ne pensate? È giunta l’ora di un Pinguino con il bollino blu e le stelle gialle?

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.

5 risposte a “Pardus, una distro Linux turca che potrebbe essere di ispirazione per la UE nel creare EuroLinux”

  1. Avatar Stormageddon

    E' già buono che inizino a pensarci.
    Il mondo è nelle mani di servizi americani: dati, reti, sistemi operativi, ecc.
    Per tanti motivi è l'ora che l'Europa si stacchi dai vari Microsoft (con 365 e drive hanno vinto i dati di milioni di aziende) Google (con Android hanno in mano di dati del mondo intero) e Amazon (che sa con che frequenza ci facciamo la barba)

  2. Avatar mimmus
    mimmus

    Io penso che le scelte migliori siano quelle che emergono dalla normale evoluzione tecnologica.
    Pensare di "fissare" per legge quale SO utilizzare sia impossibile o fortemente limitante.
    Più realistico pretendere dai vari Red Hat (e soprattutto dai vari AWS, Azure, …) un adeguamento ai nostro standard di sicurezza e privacy. La dipendenza tecnologica da chi è obiettivamente più avanti non può essere eliminata, a meno di "castrarsi" volontariamente.
    Quale Linux usare è solo uno degli argomenti in ballo

  3. Avatar JustATiredMan
    JustATiredMan

    Il creare una distro europea per l'uso nella p.a. europea non è una questione tecnica, ma è puramente politica.
    Se fosse stata una questione solamente tecnica, sarebbe stata risolta già da un bel pezzo, dato che distro fatte in europa ce ne sono parecchie, e già da diversi anni.
    La realtà vera e che non c'è alcun interesse reale nel migrare a linux o bsd (se non in qualche realtà locale o regionale), e tutto il bruhaha che gira attorno a questa cosa è solo per spuntare qualche condizione un pò più favorevole a Microsoft, agitando sempre la minaccia della migrazione, che poi il politico di turno può sbandierare ai 4 venti come "grande" risultato che farà risparmiare i soldi dei contribuenti.
    E siccome i soldi (e le lobby) dietro ai contratti software, sono miliardari, alla fine M$ e compagnia bella, conviene sempre far finta di cedere qualcosa (che tanto poi recupereranno sotto qualche altra voce in fattura) e così alla fine, sono tutti contenti.

  4. Avatar Alessandro Di Stefano
    Alessandro Di Stefano

    tre giorni fa ho fatto il passaggio definitivo a Linux.
    Dopo averlo usato nei server da una decina di anni e avendolo provato in dual boot oppure per periodi di tempo e poi son sempre tornato indietro, adesso ho formattato tutto e installato solo garuda kde linux e mi sto trovando benissimo. So che sono off topic rispetto alla notizia ma ci tenevo a dirti che son diventati uno di voi a pieno titolo e uso arch btw (dato che garuda è basato su arch)

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