Fino al 20% del codice opensource ha dipendenze abbandonate

0

Tutti noi amiamo il codice open source, e il motivo principale lo abbiamo ripetuto spesso: la libertà di usare il codice fatto da qualcun altro per creare la propria applicazione, che sia la modifica dell’applicazione stessa o l’uso di una libreria.

Spesso, molto spesso, si tratta del secondo caso: le applicazioni usano librerie open source per poter offrire o sfruttare una funzionalità. Direi che il caso più sotto gli occhi di tutti sia openSSL: praticamente tutti usano questo codice per le comunicazioni sicure HTTPS.

Tidelift, società dedicata che al supporto degli sviluppatori open source (vendendo servizi appositi), ha fatto una indagine interna tra i repository che gestisce, alla ricerca di software abbandonato. Il risultato (ed il metodo usato) è pubblicato in un articolo che si apre con un’affermazione notevole:

After taking an early look at the data we’re getting back, it appears that about 10-20% of commonly-in-use OSS packages aren’t actively maintained.

Dopo aver preso una prima visione dei dati che stiamo raccogliendo, sembra che circa il 10-20% dei pacchetti OSS [OpenSource Software] di uso comune non sono attivamente manutenuti.

La motivazione data da alcuni sviluppatori per tanto software abbandonato è semplice: si crea un programma per risolvere un problema, e quando è risolto non serve più sviluppo.
Ma questa certezza è falsa per qualsiasi software: il linguaggio evolve, e il software dovrebbe evolvere con esso. Inoltre, un software potenzialmente contiene sempre degli errori (bug) da dover sistemare.

L’intento dell’articolo è chiaramente commerciale: mostrare che c’è un problema, per il quale offrire una soluzione, dietro un piccolo compenso. Ma il dato rimane.

La vera causa di questi numeri è probabilmente di natura economica: mantenere il software è un impegno, che chiede tempo e dedizione. In altre parole: un lavoro.
Gli sviluppatori open source spesso sono volontari, e prima o poi diventa impossibile regalare il proprio tempo, anche per i più motivati. Avete detto Debian?

Ho coltivato la mia passione per l’informatica fin da bambino, coi primi programmi BASIC. In età adulta mi sono avvicinato a Linux ed alla programmazione C, per poi interessarmi di reti. Infine, il mio hobby è diventato anche il mio lavoro.
Per me il modo migliore di imparare è fare, e per questo devo utilizzare le tecnologie che ritengo interessanti; a questo scopo, il mondo opensource offre gli strumenti perfetti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *