Quella dello stato tedesco di Schleswig-Holstein è fede nell’open-source o ostinazione inconcludente?

Quando ho letto la notizia riportata da SlashDot che raccontava della regione tedesca di Schleswig-Holstein e della sua migrazione dei sistemi di posta elettronica dalla suite Microsoft all’accoppiata Open-Xchange e Thunderbird all’inizio, ho pensato “questa è la notizia perfetta per portare un poco di allegria open-source sul portale“.

Poi però ho notato come il nome della regione citata mi risultasse particolarmente familiare.

Così mi sono messo a cercare nell’archivio degli articoli, ed ho realizzato come ci fossero già tre articoli dedicati a questo luogo magnifico fatto di case di marzapane open-source:

Arriviamo quindi alla notizia riportata in apertura, che se vogliamo chiude il cerchio per quelle che sono le azioni intraprese da questa virtuosa regione. Certo, in occasione della presentazione del progetto, il ministro della digitalizzazione Dirk Schrödter non ha fatto mistero delle difficoltà:

We are real pioneers. We can’t fall back on the experience of others – there is hardly a comparable project of this magnitude anywhere in the world.

Siamo veri pionieri. Non possiamo ripiegare sull’esperienza degli altri – non c’è quasi un progetto paragonabile di questa portata in qualsiasi parte del mondo.

E considerando come il progetto riguardi trentamila impiegati, quarantamila caselle di posta e cento milioni tra e-mail ed eventi a calendario, non si fa fatica a credervi.

Il problema è che in tutti questi annunci si parla ancora della prossima migrazione dei sistemi operativi da Windows a Linux, più o meno negli stessi termini del 2021. Perciò la domanda nasce spontanea: ma quanti di questi progetti diventano realtà?

Non resterà che aspettare.

Per non lasciare i lettori a secco di entusiasmo però, c’è un’altra notizia circolata la scorsa settimana, che parla di adozioni concrete e già in atto, a proposito delle municipalità delle città olandesi di Kroon e Hellendoorn che hanno adottato il framework open source “Meedoen” (Join), un negozio web che consente ai residenti con risorse finanziarie limitate di partecipare alle attività e acquistare prodotti locali.

In questo caso, attraverso la piattaforma, i cittadini possono utilizzare un budget personale per partecipare a laboratori musicali, viaggi di istruzione e società sportive, nonché acquistare prodotti come laptop e carte regalo.

Un esempio di applicazione virtuosa delle tecnologie open-source a beneficio dei cittadini.

Chiaro, rispetto all’ambizioso progetto della regione tedesca questo è molto più limitato, sebbene già attivo.

In conclusione, difficile dire se quella di Schleswig-Holstein sia fede incrollabile nell’open-source o semplice ostinazione.

Quel che è certo è che, anche solo per la costanza con cui continua a provarci, questa regione resta un simbolo di quanto l’ideale del software libero sia vivo — e di come, forse, prima o poi, riuscirà davvero a concretizzarsi.

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.

5 risposte a “Quella dello stato tedesco di Schleswig-Holstein è fede nell’open-source o ostinazione inconcludente?”

  1. Avatar JustATiredMan
    JustATiredMan

    Mah… quando c'è di mezzo la politica, le notizie sono sempre da prendere con le pinze. Probabilmente si tratterà del solito trucco per "spillare" un miglior contratto a M$. Per cui prima mettono fuori la notizia, che migraranno a linux, poi vengono ricontattati dal commerciale M$ e gli dicono che gli fanno un contratto a costi invariati o migliorativi. Ovviamente loro accettano, e la "migrazione" viene rimandata alla legislatura successiva.

  2. Avatar Luca Moscato
    Luca Moscato

    Oppure si accorgono che i costi superano i benefici in ogni caso, co ci si pensa l'anno successivo. Il problema pratico che immagino sia il più frequente è il passaggio di sistema operativo E di tutte le applicazioni (LibreOffice, Mozilla, ecc) che è un passo più lungo della gamba. Non sarebbe meglio fare un passaggio più graduale? Prima la suite da ufficio, poi il client di posta e solamente alla fine il sistema operativo. I servizi secondo me andrebbero gestiti su un binario separato.
    In aggiunta non trovo su quale distro siano orientati, spero sia una distro su cui i principali servizi di messaggistica (slack, teams, zoom, ecc) funzionano senza problemi.

  3. Avatar Roberto Rossi
    Roberto Rossi

    Sovranità digitale. E' possibile e sarebbe bellissimo.

    Purtroppo per compiere passaggi come quelli raccontati nell'articolo serve, prima di tutto, una volontà politica. Questa volontà la vediamo negli USA, in Cina, in Russia. Ma NON in europa. Semplicemente abbiamo una classe politica a cui non interessa la "Sovranità digitale", in realtà non gli interessa nulla che possa migliorare la condizione dell'europa e della sua popolazione.

    In questo contesto, inevitabilmente, questi progetti sono destinati a vivere in una nicchia isolata oppure sono destinati al fallimento.

    Per chi poi pensasse che ci sono problemi di risorse… Sono sciocchezze. Non esistono problemi ne di soldi, ne di competenze, ne tecniche. E' solo una questione di volontà politica.

    Ma i nostri politicanti sono più interessati a distruggere l'industria dell'auto imponendo una tecnologia fallimentare come il "bidone elettrico", oppure sono molto più interessati a spendere i nostri soldi in armi, per una guerra che hanno voluto loro, contro un nemico completamente inventato.

    E' i soldi per la "sovranità digitale" da dove salterebbero fuori? Smettiamo di prenderci in giro. Se vogliono spendere 6800 MILIARDI di euro per le armi … i soldi ci sono e in abbondanza.

    Se non cancelleremo questa "europa di burocrati" siamo destinati ad essere solo i "servi sciocchi degli interessi altrui".

  4. Avatar Raoul Scarazzini

    Sì, sarebbe bello capire lo stato di tutti gli altri progetti che erano in cantiere. Io rimango combattuto tra il definire pionieri o illusi i protagonisti di questa storia, perché comunque come ho scritto è dal 2021 che se ne parla come di cosa fatta, ma all'atto pratico poi risulta poco.
    Magari è solo perché sto consultando le fonti sbagliate, se qualcuno ha altri link di riferimento sono felice di rivedere l'articolo o di scriverne altri.

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