RedHat aggiorna il logo

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In attesa della release 8 di Red Hat Enterprise Linux (la cui beta, ricordiamolo, è uscita a fine anno), l’azienda dal cappello rosso (traduzione letterale di Red Hat) ha svelato una innovazione, estetica: un nuovo logo.
Ah, eccolo:

E quello vecchio?

Giusto qualche differenza, vero?

Le esigenze e gli obbiettivi da raggiungere per questo cambiamento sono stati individuati e spiegati in un post più di un anno fa, e possiamo riassumerle in modernità.

In effetti è facile immaginare che un logo in uso da ben 17 anni, di una delle aziende più longeve ma vive del panorama open source, possa non rispondere più alle esigenze attuali. E quali sono i problemi individuati?
In primo luogo il logo – come tipico negli anni ’90 – è un disegno piuttosto elaborato, che è difficilmente riducibile ad iconcina: è adatto per essere visto bene su uno schermo grande, ma diventa una poltiglia di pixel su piccoli schermi – come quelli dei dispositivi mobili (pensate agli smartwatch più che ai cellulari), magari di fascia medio-bassa. Quindi semplificazione, sia del disegno che della scritta.

Si aggiunga che nel tempo non si sono aggiunti o sono stati creati una miriade di prodotti legata a Red Hat; finora ognuno ha ritocatto/creato/alterato il logo per derivarne il proprio. Ora, quello nuovo è alla base di un sistema ufficiale modulare per poterne creare più di uno, sia del logo stesso che dei prodotti.

Eliminato l’uomo nell’ombra (tanto che era questo il nome ufficiale del logo, shadowman) lasciando solo il cappello (che, per chi non lo avesse mai notato è del modello fedora: dice niente?). Sembra che quell’uomo, che spia da sotto il bavero, trasmettesse un senso di sotterfugio, con qualcosa da nascondere, e non il mondo aperto, libero, open, che vuole diffondere ora la società.

Inoltre la scritta era (o meglio, appariva) sbagliata: sembrava una parola sola (mentre ufficialmente sono due, cosa indicata dal grassetto della sola parola “red”), ed era tutta minuscola (mentre ufficialmente sono da usare le maiuscole per ogni lettera). Questo, in effetti generava confusione.

Anche i font sono stati aggiornati, creandone due appositi: Red Hat Display e Red Hat Text. Questo font è open, liberamente usabile, a differenza di (uno di) quelli precedentemente usati (Overpass -open- ed Interstate -a pagamento-), che sono stati presi comunque a modello.

Altra differenza evidente: la rimozione delle ombre dal cappello stesso, per avere un colore piatto, un’immagine più stilizzata ma anche più facile da ridurre senza perdere dettagli e riconoscibilità.

Ultima modifica: il colore rosso è più chiaro, luminoso, rispetto a quello classico (si passa dal codice HTML #CC0000 a #EE0000), per permettere un migliore contrasto su sfondo scuro.

Tante novità, ma novità anche nel processo di creazione.
Come già detto, il progetto ha preso vita circa un anno e mezzo fa, ma invece di fare tutto di nascosto nelle stanze per poi svelare in grande stile il risultato per suscitare l’effetto “Wow!”, Red Hat ha creato un progetto apposito open source: The Open Brand Project. Di base è stato un maxi-sondaggio, che ha visto la partecipazione di almeno 1200 persone, ma anche solo l’intento di avere un processo aperto a chiunque per qualcosa tanto identitario per un’azienda come il logo è notevole, non c’è che dire.

L’azienda ha anche rilasciato un video di presentazione per il nuovo logo, quasi a sottolineare l’idea che comunque un cambio così forte come quello della propria “immagine al mondo” non va a cambiare l’approccio che l’azienda vuole avere:

Ma alla fine, rimane solo una domanda: vi piace il nuovo logo?

Ho coltivato la mia passione per l’informatica fin da bambino, coi primi programmi BASIC. In età adulta mi sono avvicinato a Linux ed alla programmazione C, per poi interessarmi di reti. Infine, il mio hobby è diventato anche il mio lavoro.
Per me il modo migliore di imparare è fare, e per questo devo utilizzare le tecnologie che ritengo interessanti; a questo scopo, il mondo opensource offre gli strumenti perfetti.

Una risposta a “RedHat aggiorna il logo”

  1. Avatar Alberto Locati
    Alberto Locati

    Si, mi piace, è più “ordinato” e trasmette l’idea di una azienda affidabile anche se avrei lasciato le ombreggiature del cappello che ha perso tridimensionalità.

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