No, stavolta non si tratta di pulire il codice dai soliti commenti “simpatici” lasciati da qualche sviluppatore nel corso degli anni ma di una pull request arrivata direttamente da Matthew Ahrens, autore di OpenZFS.
La commit riguarda la sostituzione, dove possibile e senza creare danni, del termine “slaves” con “dependents“, anche perché più coerente con quanto già utilizzato nello stesso Kernel Linux per il device-mapper.
Pessima idea, specialmente se la richiesta si apre con:
The horrible effects of human slavery continue to impact society. The casual use of the term “slave” in computer software is an unnecessary reference to a painful human experience.
Gli orribili effetti della schiavitu umana continuano ad impattare la societa. L’uso superficiale del termine “slave” in ambito informatico è una referenza non necessaria ad una dolorosa esperienza umana.
Il popolo del web si è scatenato tanto da rendere necessaria la chiusura dei commenti ai non-contributors.
La questione non è solo etica, ma anche di contesto: in campo tecnologico, l’utilizzo di questa terminologia non ha molto poco senso e risulta anche tecnicamente poco precisa.
Ma non è solo OpenZFS che la pensa così:
- BIND, server DNS, usa primary e secondary;
- Drupal, web framework, usa primary e replica;
- Redis, datastore, usa leader e follower.
Ogni progetto ha utilizzato una sua terminologia in modo che si rispecchiasse di più le reali funzioni del componente, risultando anche più descrittiva.
Inoltre, la stessa Internet Engineering Task Force (IETF), un paio di anni fa, si era espressa a riguardo pubblicando delle linee guida su come scegliere delle alternative a master/slave e delle whitelist/blacklist sulla terminologia da usare.
Non è ben chiaro quando sia partita la questione sull’utilizzo di questa terminologia ma la prima “battaglia” pubblica pare essere stata agli inizi degli anni 2000 quando un uomo ha presentato un reclamo riguardante alcuni videoregistratori (VTR) che presentavano le etichette master/slave.
E la battaglia l’ha vinta.
Affascinata sin da piccola dai computer (anche se al massimo avevo un cluster di Mio Caro Diario), sono un’opensourcer per caso, da quando sono incappata in Mandrake. Legacy dentro. Se state leggendo un articolo amarcord, probabilmente l’ho scritto io.
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