Jim Whitehurst, presidente di IBM ed ex CEO di Red Hat, si dimette dopo sedici mesi

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Cosa questa notizia comporterà nel lungo termine lo scopriremo solo rimanendo (molto) attenti, ma ecco il fatto: Jim Whitehurst, ex CEO Red Hat e principale artefice dell’acquisizione dell’azienda da parte di IBM (per la cifra monstre di 34 miliardi di dollari), ha annunciato le dimissioni da quello che era diventato il suo nuovo ruolo, ossia il presidente di IBM.

In uno stringato blog post l’attuale CEO di IBM, Arvind Krishna, ha spiegato le “ragioni” dell’abbandono:

Jim Whitehurst has played a pivotal role in the IBM and Red Hat integration. In the almost three years since the acquisition was announced, Jim has been instrumental in articulating IBM’s strategy, but also, in ensuring that IBM and Red Hat work well together and that our technology platforms and innovations provide more value to our clients. Jim has decided to step down as IBM President, however I am pleased he will continue working as Senior Advisor to me and the rest of the Executive Leadership Team as we continue to evolve our business.

Jim Whitehurst ha giocato un ruolo fondamentale nell’integrazione di IBM e Red Hat. Nei quasi tre anni dall’annuncio dell’acquisizione, Jim è stato determinante nell’articolare la strategia di IBM, ma anche nel garantire che IBM e Red Hat lavorino bene insieme e che le nostre piattaforme tecnologiche e le innovazioni forniscano più valore ai nostri clienti. Jim ha deciso di dimettersi dalla carica di presidente di IBM, tuttavia sono lieto che continuerà a lavorare come consulente senior per me e per il resto dell’Executive Leadership Team mentre continuiamo ad evolvere il nostro business.

Se avete letto bene, avrete realizzato come di ragioni non si parli proprio nel comunicato. “Jim ha deciso di dimettersi” è tutto quello che è dato di sapere al momento. Ci sono diverse speculazioni in merito a forti dissidi interni sulle strategie adottate da IBM nei confronti dei clienti, ma niente di più. Come scrivevamo in apertura i dettagli, se ci saranno, emergeranno solo con il tempo.

Quello che genera comunque la maggior perplessità è il fatto che una persona (se non LA persona) direttamente coinvolta nell’acquisizione più costosa della storia del mercato I.T. dopo solo sedici mesi decida di dire “ciao a tutti”.

Principalmente perché in qualche modo la carica di presidente di IBM di Whitehurst era servita a garantire, agli occhi degli scettici, il mantenimento dell’identità di Red Hat all’interno del nuovo contesto: quale persona migliore dell’autore del libro The Open Organizaion poteva fungere da profeta dell’approccio open all’interno di un contesto storicamente avverso come quello di IBM?

Questa garanzia, oggi, non c’è più. Se davvero poi la decisione deriva da dissidi interni in merito a strategie aziendali, allora i famosi scettici avranno certamente pane per i loro denti.

Certo, potrebbe anche semplicemente essere che il buon Jim abbia voglia di fare qualcosa di diverso. Non è difficile da credere, visto che sulla carta ha tutte le risorse per imbarcarsi in qualsiasi progetto gli possa saltare in mente. Non va dimenticato come per il suo ruolo nell’acquisizione di Red Hat ha guadagnato una cifra intorno ai ventisette milioni di dollari, di cui una grossa maggioranza in stock options che certamente povero non lo renderanno.

Lato Red Hat, l’ultimo baluardo rimane quindi l’attuale CEO Paul Cormier, il quale bontà sua non perde occasione per confermare come Red Hat e IBM sono e rimarranno, soprattutto a livello culturale, due cose distinte. Su questa vicenda nello specifico non si è ancora pronunciato, ma c’è da aspettarsi qualche tipo di dichiarazione a breve.

In conclusione altro non si può fare che stare alla finestra ed osservare: vedere Whitehurst sul prossimo volo da turista spaziale insieme a Jeff Bezos potrebbe far tirare un sospiro di sollievo, mentre altre notizie sull’approccio di IBM nei confronti del movimento open-source (come quelle dello sviluppatore costretto a correggere la mail delle proprie patch al Kernel Linux) potrebbero invece raccontare una storia diversa.

Si accettano scommesse.

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
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