I riflettori sono tutti su GitHub Copilot, ma siamo sicuri che tutti rispettino i copyright del codice open-source?

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Se è vero che è ormai della questione GitHub abbiamo parlato sino (quasi) alla noia, è anche vero che, complice la causa avviata recentemente da un gruppo di avvocati, i riflettori sono puntati unicamente in quella direzione. Ma non essendo noi degli ingenui e ben sapendo che il mercato IT è fatto di concorrenza, è facile desumere come, probabilmente, ci sia qualcun altro in giro che se ne sta approfittando.

È lo stesso dubbio che è venuto agli autori di TheNewStack i quali hanno contattato il team di Matthew Butterick (che ha guidato la causa) per capire se ci sono altri software “in giro” che hanno lo stesso tipo di approccio nei confronti del copyright che ha Copilot, ossia se ne fregano.

La risposta è stata questa:

We’re investigating all these claims, it’s appalling that AI investors and companies, in pursuit of profit, are already settling on a strategy of massive IP infringement. It’s not going to work. There are going to be a lot more cases challenging these practices.

Stiamo indagando su tutte queste affermazioni [ossia le segnalazioni giunto dopo l’avvio della causa], ed è spaventoso che gli investitori e le aziende di IA, alla ricerca del profitto, si stiano già organizzando con una strategia di massiccia violazione della proprietà intellettuale [IP, mannaggia agli acronimi, ndr]. Non funzionerà. Ci saranno molti più casi che sfideranno queste pratiche.

Ma quali sono questi altri tool? Ricordate quando vi abbiamo parlato di AWS Code Whisperer? Ma non finisce qui, ad oggi sul mercato sono decine i software che si occupano di quest’ambito, alcuni basati su OpenAI, altri autonomi.

Una risposta interessante data da Butterick è quella relativa alla fatidica domanda “Ma esiste o no un modo per istruire una AI affinché non violi l’open-source licensing?“:

Sure — read the license and do what it says! AI companies can do this — they just prefer not to, because it reduces their profit margins. More broadly, AI companies will need to bring creators into the process to make it fair.

Certo, leggi la licenza e fai quello che dice! Le aziende di intelligenza artificiale possono farlo: preferiscono semplicemente non farlo, perché riduce i loro margini di profitto. Più in generale, le aziende di intelligenza artificiale dovranno coinvolgere i creatori nel processo per renderlo equo.

Pertanto certamente una via per far le cose “bene” esiste, solo non è facile né economica. Un bel dilemma per chi invece deve guadagnare soldi e che, come GitHub (e quindi Microsoft) sta puntando già oltre con lo speech-to-code (vedere il link per credere!).

Quindi come avevamo anticipato la battaglia sarà lunga e complicata, ma piena di attori che al momento sono ben lungi dall’essere rivelati.

Ma prima o poi lo saranno ed a quel punto, ma in verità già ora, le cose dovranno essere discusse in un’aula di tribunale.

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.

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