Anche Jim Whitehurst, ex CEO di Red Hat, è affascinato dall’utilizzo delle AI nel mondo Linux e open-source

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Sono passati ormai tre anni da quando Jim Whitehurst si è dimesso da CEO di IBM. Tra i principali artefici dell’acquisizione più costosa nella storia dell’informatica, quella di Red Hat da parte di IBM, Whitehurst era passato nel giro di un paio d’anni dall’essere il CEO di Red Hat, a diventare il CEO di IBM, per finire a non essere il CEO di nessuna delle due aziende, dimettendosi silenziosamente, passando prima dall’essere consulente spot per poi sparire.

Della figura di Whitehurst, un po’ per disinteresse e un po’ perché effettivamente non ne si avevano più notizie, si era smesso di parlare, almeno fino alla scorsa settimana, quando è stata pubblicata da FOSS Force una lunga intervista all’ex CEO, nella quale sono stati toccati svariate tematiche inerenti a Linux, l’open-source e, manco a dirlo, intelligenza artificiale.

Venti minuti in cui Sanjay Brahmawar, l’intervistatore, ha interpellato il buon Jim sulle varie tematiche descritte ed in cui l’autore di “The Open Organization” ha aggiornato i presenti su ciò di cui si sta occupando al momento, curiosamente… AI:

I have a little more free time, so I was writing an iPhone app and I was getting to this section that I didn’t exactly know how to do, I just asked chatGPT, ‘Write me something where I can have a bunch of timers in Swift for iOS.’ Bam! Twenty seconds later, I had it. I pasted it in, and then I went and tweaked it and made it better.

Ho un po’ più di tempo libero, quindi stavo scrivendo una applicazione per iPhone ed ero arrivato ad un punto in cui non sapevo bene che cosa fare, quindi ho chiesto a chatGPT “Scrivimi qualcosa affinché io possa gestire alcuni timer in Swift per iOS”. Bam! Venti secondi dopo avevo tutto. L’ho incollato e ci ho lavorato sopra rendendolo migliore.

Quindi anche i protagonisti delle acquisizioni più costose della storia dell’informatica hanno tempo libero (!) e si trovano ad ammirare chatGPT per come genera codice.

La parte che segue invece parla di come la componente AI sia parte di Red Hat:

I was talking to the CEO at Red Hat recently, and one of the things they’ve added into a product called Ansible is basically using natural language — this is from IBM, not from chat GPT, but the same thing — to write a set of automation scripts. Then you can take that — it’s probably not going to be perfect, but it’ll be close — and tweak it to exactly what you want.

Stavo parlando recentemente con il CEO di Red Hat e una delle cose che hanno aggiunto ad Ansible è l’utilizzo di un linguaggio naturale (che arriva da IBM, non da chatGPT, ma è la stessa cosa) per scrivere script di automazione. Tu puoi prendere il codice generato, che non è perfetto, ma utile, e rielaborarlo per farne quel che vuoi.

Il software di cui parla Whitehurst è Project Wisdom, una AI per generare playbook YAML da linguaggio naturale utilizzabili in Ansible di cui abbiamo già parlato lo scorso ottobre.

Al momento Whitehurst non pare interessato a diventare CEO di qualche altra azienda, quanto piuttosto ad investire soldi in aziende che definiscano il futuro dell’informatica.

Ad occhio e croce qualche dollaro potrebbe averlo da parte, considerato che possedeva 382,057 azioni di Red Hat che con l’acquisizione si sono tramutate in un assegno da settantadue milioni di dollari e mezzo.

Scommettiamo una delle aziende su cui investirà tratterà di AI?

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.

3 risposte a “Anche Jim Whitehurst, ex CEO di Red Hat, è affascinato dall’utilizzo delle AI nel mondo Linux e open-source”

  1. Avatar Fabrizio
    Fabrizio

    Jim Whitehurst

  2. Avatar Raoul Scarazzini

    Pazzesco. Sono anni che sbaglio 😀 sono andato a vedere gli articoli passati, tutti col nome sbagliato. E sono pure stato per tre anni e passa dipendente Red Hat quando lui era CEO.
    Shame on me!

    Grazie della segnalazione, anche se forse era meglio rimanere nell’ignoranza visto che sto correggendo decine di articoli passati 😀

  3. Avatar Raoul Scarazzini

    Ok, ad onor del vero gli errori non erano proprio ovunque. Ci sono stati articoli in cui il nome l’ho scritto correttamente. Quindi è proprio schizofrenia digitale. Una volta in un modo, una volta nell’altro. La vecchiaia, brutta bestia.

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