Il terremoto in OpenAI, la fine che farà ChatGPT ed il peso di Microsoft sulla bilancia del futuro AI

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La notizia è apparsa ovunque, anche sui quotidiani italiani che di solito si guardano bene dal parlare di tecnologia (e quando lo fanno in genere pescano granchi): un terremoto ha scosso OpenAI, l’azienda che potremmo definire compartecipata di Microsoft che produce, tra le altre cose, ChatGPT.

Ne hanno parlato tutti, ARSTechnica sta pubblicando articoli a tema da giorni, ed il riassunto in breve è questo: domenica il CDA di OpenAI ha comunicato il licenziamento di Sam Altman, il CEO e fondatore dell’azienda, motivando la scelta con l’assenza di fiducia nelle sue doti di leadership per il futuro di OpenAI.

Peccato che, come molte volte accade, erano stati fatti i conti senza l’oste, poiché il licenziamento di Altman, che a quanto pare godeva della fiducia di buona parte dei dipendenti, ha innescato le dimissioni di 650 dei 770 dipendenti di OpenAI i quali hanno firmato una lettera aperta nella quale manifestavano la loro sfiducia nei confronti del board.

Risultato? Il presidente di OpenAI si è dimesso, Altman pare sia nelle mire di Microsoft per diventare un loro dipendente e lo stato generale delle cose rimane decisamente in confusione.

Tutto sospeso, ed in attesa di nuove e shockanti novità e fare previsioni in questo contesto risulta molto complicato. In parte perché il licenziamento di Altman è stato un fulmine a ciel sereno ed in parte perché gli scenari sono vasti poiché, se è vero che Microsoft vorrebbe assumere Altman è anche vero che rimane lo sponsor ufficiale di OpenAI per il quale ha formulato un piano di investimento da 10 miliardi di dollari.

Cosa ricavare da tutto questo? Sarà la fine di ChatGPT per come la conosciamo? Quali ripercussioni queste scosse avranno verso la tecnologia che ha avuto il più alto incremento di utenti nella storia dell’informatica?

Si possono fare solo speculazioni. O meglio, una cosa certa in realtà c’è, ed è che in qualsiasi caso Microsoft ne è (e ne sarà) dentro fino al collo. È possibile affermare senza timore di smentita come tra GitHub Copilot ed OpenAI sarà proprio l’azienda di Redmond a fare da driver sulle tecnologie AI e capire se questo sia un bene o sia un male sarà molto complicato.

GitHub è il primo alleato dei progetti open-source oppure ormai un metodo per istruire Copilot in maniera gratuita? Il team etico di ChatGPT Microsoft che è stato licenziato lo scorzo marzo ha subito esigenze di business o di fatto non serviva più poiché di etica questa AI non ne ha bisogno?

Molto difficile farsi un’idea precisa, ma è imperativo stare all’erta. Quest’ultima vicenda che abbiamo raccontato scopre certamente un po’ più di carte. A ciascuno poi le proprie conclusioni.

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.

2 risposte a “Il terremoto in OpenAI, la fine che farà ChatGPT ed il peso di Microsoft sulla bilancia del futuro AI”

  1. Avatar Black_Codec

    Secondo me è stata una manovra ben studiata per acquisire in blocco il know how da parte di Microsoft… La morte di chatgpt “pubblica” non significherebbe affatto la morte dell’AI integrata nell’os di Redmond.

  2. Avatar amedeo lanza
    amedeo lanza

    questa mattina ho visto un articolo (su Open o La Stampa) che riportava il rientro in OpenAI e il board spianato e rinnovato

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